Si avvicina l’8 Marzo, giornata dedicata alle donne. Ho sempre pensato che giornate come questa siano state inventate affinché, almeno in quelle 24 ore, venisse ricordato qualcosa di importante, qualcosa di così ovvio e scontato che sembrerebbe inutile farci una festa o una giornata commemorativa, un giorno su 365. Invece… sembra proprio che abbiamo dovuto affidare noi stessi a queste convenzioni per ricordare a qualcuno che bisognerebbe iniziare a pensare diversamente, che queste giornate sono l’input a celebrare le donne ogni giorno, a pensare ogni giorno che le guerre motivate da un’ideologia politica, razziale o religiosa sono sbagliate e che, già di per sé, una guerra motivata è un ossimoro, ad accettare che l’amore esiste in qualsiasi forma, tra bianchi e neri, tra uomo e donna, tra donna e donna, tra uomo e uomo; a evitare di agire occasionalmente (“Tanto c’è San Valentino per farla felice!”) e più spontaneamente.
Il problema non è legato alle giornate in sè, quanto all’interpretazione che ognuno dà di esse: una giornata dedicata a qualcosa non è fallita solo se anche il giorno dopo, e quello dopo ancora, ci ricordiamo che è sbagliato usare una violenza inaudita contro una donna che non si può difendere (allora hanno inventato la giornata contro la violenza sulle donne, 25 Novembre), che l’amore è amore a prescindere dall’orientamento sessuale (e invece dobbiamo ricordarlo a ciascuno con la giornata contro l’omofobia, 17 Maggio), che non si uccide una persona, che non si sterminano popoli in nome di una razza superiore perché una razza superiore non esiste. Siamo tutti uguali, ma purtroppo ci sono ancora dubbi da parte di alcuni. Uno dei più grandi genocidi della storia sembra ancora non essere commemorato con dignità e rispetto: della giornata della memoria (27 Gennaio) parlatene con gli israeliani che hanno bombardato Gaza senza alcuna pietà.
Le origini della festa della donna si fanno risalire all’8 Marzo 1908, quando un incendio, scoppiato in una fabbrica di New York, uccise le donne che vi lavoravano; ma queste sono le informazioni che i mass media continuano a fornirci ogni anno nonostante le ricerche di alcune femministe, risalenti ai primi anni ottanta, abbiano fatto trapelare che si tratta di una versione sbagliata. L’esistenza della suddetta fabbrica non sarebbe mai stata accertata e l’incendio sopra citato sarebbe stato confuso con quello avvenuto nella stessa città il 25 Marzo 1911, quando persero la vita 123 donne e 23 uomini nella fabbrica Triangle, dove lavoravano. Un’altra versione sarebbe quella di una manifestazione sindacale di alcune donne, operaie in un’industria tessile di New York nel 1857, repressa violentemente dalla polizia: anche in questo caso siamo in presenza di una ricostruzione falsa.
Le confusioni, riguardo le origini di questa giornata, nascono in seguito a un insieme di fattori che contribuirono a far perdere per sempre le memorie riguardanti questa ricorrenza.
La prima e ufficiale giornata della donna fu celebrata il 23 Febbraio 1909 in seguito alle tesi discusse nel VII Congresso della II Internazionale Socialista, tenuto a Stoccarda nell’agosto 1907, riguardo la questione femminile e la rivendicazione del diritto al voto da parte delle donne. La socialista Corinne Brown scrisse sulla rivista The Socialist Woman:
il Congresso non ha alcun diritto di dettare alle donne socialiste come e con chi lavorare per la propria liberazione
Fu la stessa Corinne Brown a presiedere una delle riunioni organizzate dal partito socialista che si tenevano a Chicago ogni domenica: la conferenza prese il nome di Woman’s Day.
Dopo la celebrazione del 23 Febbraio sopra citata, il 22 Novembre dello stesso hanno ebbe luogo a New York un grande sciopero che durò fino al mese di febbraio dell’anno successivo, il 1910. In quello stesso mese tremila donne celebrarono ancora il Woman’s Day. Le manifestazioni, però, non furono annue e non avvennero con la stessa assiduità dei tempi contemporanei e, soprattutto, non in tutti i paesi allo stesso modo, per interrompersi del tutto a causa del primo conflitto mondiale, fino a che a San Pietroburgo, l’8 Marzo 1917 delle donne manifestarono rivendicando la fine della guerra: quel giorno venne chiamato, dal III Congresso dell’Internazionale comunista, “Giornata Internazionale dell’Operaia”. La celebrazione è avvenuta in Italia a partire soltanto dal 1922.
Voglio solo dire un’ultima cosa: farsi rispettare parte, prima di tutto, da voi, donne. L’8 Marzo non pensate alla mimosa, piuttosto agli anni di lotta delle vostre colleghe di sesso che negli anni passati (come per alcune accade ancora oggi) hanno rivendicato i loro diritti, quelli che oggi vi trovate ad avere anche voi, grazie a loro. La mimosa è solo un fiore che fiorisce proprio ai primi di Marzo, divenuto simbolo della giornata italiana delle donne, perché ramoscelli di mimosa vennero utilizzati l’8 Marzo 1946, dopo la fine del secondo conflitto mondiale, nello stesso anno in cui le donne ottennero una delle loro grandi vittorie: il diritto al voto in Italia.
Buon 8 Marzo a tutti!