La Resistenza, la guerra di Liberazione, i partigiani in montagna, le battaglie, i massacri e le stragi naziste, hanno ispirato, negli anni, una grandiosa epopea lirica e dolorosa che ha coinvolto, come tutti sappiamo, la letteratura, il romanzo, la poesia, la pittura, il cinema, la scultura, la grafica, la musica colta e quella popolare delle canzoni e degli inni, l’incisione, la cartellonistica e il disegno.
Per quanto riguarda la pittura il grande Renato Guttuso ha dedicato alla resistenza capolavori dalla bellezza senza tempo. Fanno parte della serie “Got mit Uns”, disegni e acquerelli che il maestro di Bagheria, iniziò a dipingere nel 1944, quando ancora la guerra di Liberazione non si era conclusa. Con un segno forte, di grandissimo realismo e capacità evocativa.
Guttuso ha rappresentato i torturati, i fucilati, i civili impiccati e passati per le armi insieme ai “ragazzi della montagna”, i soldati delle stragi, la rivolta degli uomini liberi. Il “segno” di Guttuso, come in tutte le notissime opere successive, rende davvero inconfondibile e straordinaria tutta la ricerca realista del maestro.
L’intera serie dei lavori del “Got mit Uns” venne pubblicata in un libro del Saggiatore che ebbe, per anni, un grande successo.
“Got mit Uns” significa, in tedesco, “Dio è con noi” ed era la scritta incisa sulla fibbia d’acciaio dei soldati nazisti e delle SS. Migliaia di combattenti della libertà in tutta Europa, poterono leggerla pochi istanti prima di essere ammazzati.
Ma diversi sono stati i pittori che hanno “raccontato” la Resistenza, tantissimi e tutti molto bravi. Quasi nessuno si è lasciato prendere dalla retorica fine a se stessa, ma hanno soltanto dipinto il dramma asciutto e terribile di tante tragedie. Uno tra tanti è Ubaldo Bertoli, scrittore prestato all’arte verso la metà degli anni Settanta, che decise di dipingere la resistenza per narrare in immagini fatti e persone della quarantasettesima.
I fogli disegnati e dipinti da Bertoli in un arco di tempo esteso di più di due decenni di vita, sono la testimonianza di un’esperienza unica, dispensata senza riserve lungo il corso, accidentato e difficile, di un’epoca, la nostra, appesa a più di un interrogativo sul presente e, soprattutto, sul futuro.
Nelle immagini di Bertoli si dischiudono i momenti cruciali di una storia, vissuta, sì, lassù sui monti, dai partigiani della Quarantasettesima, ma riproposta a noi, ora, con le domande di una vicenda aperta: le grandi speranze, i rassicuranti tepori, i sogni e gli auspici.